A cinque anni di distanza

Il 9 ottobre 2007 il totem del capitalismo, l’indice S&P 500, ha segnato un massimo di 1.565 punti. Ieri sera l’Indice americano ha chiuso a quota 1.441. E allora, a cinque anni dall’inizio della crisi finanziaria, a che punto siamo nel risolverla?

Dagli Stati Uniti arrivano buone notizie. Abbiamo scritto più volte sul fattore che ha scatenato in origine la crisi nella più importante economia del mondo, cioè l’implosione del suo mercato immobiliare. I miglioramenti che abbiamo notato di recente sono un segnale importante di uscita da questa crisi. L’economia americana sembra muoversi nella giusta direzione ed il suo sistema finanziario appare di nuovo solido, nonostante un tasso di disoccupazione ostinatamente elevato. L’azione del governo, che ha varato misure di sostegno come l’acquisizione di partecipazioni in alcune banche edeciso di non intervenire in alcune situazioni dolorose – come il fallimento di Lehman Brothers o attuando pignoramenti immobiliari – ha avuto sostanzialmente successo.

Nel Regno Unito l’economia ed il mercato creditizio non hanno ancora recuperato un pieno stato di salute e il governo continua a detenere partecipazioni residue in alcune delle maggiori banche. I problemi che affliggevano il Paese cinque anni fa sono ancora presenti, seppure in forma meno grave. Queste difficolta’ sono state sia sottolineate di recente dal Financial Times con articoli sulla decisione del’ FSA di allentare ulteriormente la normativa bancaria per incoraggiare il credito e sostenere il sistema finanziario sia riprese anche nel discorso tenuto ieri sera dal governatore della Banca d’Inghilterra alla mia vecchia università dove ha spiegato che si può contribuire ad evitare le crisi finanziarie anche permettendo alle banche centrali una maggior flessibilità sugli obiettivi di inflazione.

L’Europa, il terzo sistema finanziario più importante del mondo occidentale, deve affrontare problemi tutti suoi. A cinque anni dal picco della crisi abbiamo vissuto questa strana situazione in cui il corteo di auto del Cancelliere tedesco Angela Merkel, volata ad Atene per cercare di risolvere la questione dei continui aiuti alla Grecia, attraversava una città affollata di manifestanti non autorizzati. Abbiamo scritto molte volte della discutibile sostenibilità di una moneta unica tenuta in piedi da motivazioni politiche, e l’accesso ai finanziamenti per gli Stati, i cittadini e le imprese rimane difficile in molte parti di questo apparato.

Siamo convinti che il sistema finanziario complessivo dunque sia da migliorare con una combinazione sia di interventi governativi sia privati. Su questo fronte, gli Stati Uniti hanno aperto la via e il Regno Unito li segue a distanza, si spera con risultati positivi. Tuttavia, in Europa i problemi sono esacerbati dal regime della moneta unica, in cui la necessità di un intervento politico è relativamente più grande che l’esigenza di cambiamenti nel settore privato. Continuiamo a chiederci con preoccupazione se le autorità attueranno i necessari interventi politici. Così, a cinque anni di distanza, sembra che i Paesi occidentali stiano percorrendo il cammino verso l’uscita dalla crisi, anche se con diverse velocità e differenti livelli di successo.

Il valore e il reddito degli asset del fondo potrebbero diminuire così come aumentare, determinando movimenti al rialzo o al ribasso del valore dell’investimento. Possibile che non si riesca a recuperare l’importo iniziale investito. Le performance passate non sono indicative dei risultati futuri.

Richard Woolnough

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