La Fed è pronta ad avviare il tapering
A settembre di quest’anno, il FOMC (Comitato di politica monetaria) ha colto di sorpresa mercati ed economisti con la decisione di rinviare il tapering, lasciando intatto il programma di acquisto di asset per 85 miliardi di dollari al mese. A tre mesi di distanza, l’esito della riunione di dicembre anticipato dal consenso è che la Fed non ridurrà il ritmo degli acquisti di titoli garantiti da ipoteche (MBS) o di Treasury. Il consenso ha già sbagliato in passato: i fatti lo smentiranno di nuovo domani? A nostro avviso, sarà una decisione meno scontata di quanti si aspettino in molti.
La Fed ha molte buone ragioni per ridurre lo stimolo molto lentamente. Innanzitutto, l’inflazione non rappresenta un problema, in quanto inferiore all’obiettivo e vicina a livelli estremamente bassi che non si vedevano da decenni. In secondo luogo, il tasso sui mutui a 30 anni è aumentato dal 3,5% di maggio a circa il 4,5% attuale, incidendo sulla capacità di acquisto delle abitazioni e generando già una contrazione di fatto della politica monetaria della Fed. Terzo, persistono i timori che il 2014 possa portare un ritorno della politica del rischio calcolato dominante alla fine di settembre, con il richiamo del Tesoro statunitense riguardo all’esigenza di innalzare il tetto del debito entro febbraio o inizio marzo per evitare il default. Infine, la Fed è ben lontana dal decretare un rialzo del tasso sui fondi federali.
Non c’è dubbio, dopo la decisione di settembre, che il tapering sia effettivamente legato ai dati e, in tal senso, che il quadro macroeconomico abbia rilevanza. Per fortuna, Ben Bernanke ha indicato, nel corso di una conferenza stampa di giugno, le variabili economiche che lui stesso e il FOMC prenderanno in considerazione. La Fed vuole vedere un miglioramento su base ampia di tre variabili economiche – l’occupazione, la crescita e l’inflazione – prima di ridurre l’entità degli acquisti di titoli.
La tabella riportata di seguito mostra che i dati sono migliorati su tutti i fronti. Il PIL annualizzato è più vigoroso, il tasso di disoccupazione è inferiore e l’inflazione dei prezzi al consumo (IPC) è limitata all’1,2%. Altri importanti indicatori anticipatori dell’economia, come l’indice ISM e la fiducia dei consumatori, sono a livelli più elevati mentre le condizioni di mercato sono sorprendentemente simili a quelle di tre mesi fa, con il rendimento decennale al 2,86%.
Dopo l’annuncio a sorpresa di settembre, crediamo che ogni riunione del FOMC da qui in poi sia il momento buono per la Fed per cominciare a ridurre il programma di acquisti di asset in una qualche misura, fino a raggiungere la neutralità del bilancio. Il ridimensionamento degli acquisti di titoli non equivale a una contrazione della politica monetaria: piuttosto lo leggiamo come un segnale positivo del fatto che le autorità giudicano l’economia statunitense finalmente in convalescenza, dopo la devastazione della crisi finanziaria. Come ho scritto in settembre, la politica sui tassi d’interesse è destinata
a rimanere decisamente accomodante ancora a lungo, anche dopo il conseguimento della neutralità di bilancio.
Alla luce degli sviluppi positivi degli ultimi tre mesi nell’economia statunitense, l’annuncio del FOMC di dicembre potrebbe includere a) una riduzione degli acquisti di asset di modesta entità e b) un ritocco della soglia del tasso di disoccupazione o un limite più basso per l’inflazione. In ogni modo, il momento del canto del cigno per l’allentamento quantitativo si sta avvicinando.
Il valore e il reddito degli asset del fondo potrebbero diminuire così come aumentare, determinando movimenti al rialzo o al ribasso del valore dell’investimento. Possibile che non si riesca a recuperare l’importo iniziale investito. Le performance passate non sono indicative dei risultati futuri.
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