Negli Stati Uniti il rapporto tra le richieste di sussidi di disoccupazione e la forza lavoro tocca i livelli minimi degli ultimi decenni
Lo scorso anno ho postato qui un articolo sullo stato del mercato del lavoro statunitense. Data la diffusione a settembre delle cifre relative alle richieste iniziali di sussidi di disoccupazione, penso sia giunto il momento di ritornare sull’argomento.
Le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione statunitensi sono un indicatore che traccia il numero di persone che presentano per la prima volta domanda per ottenere sussidi di disoccupazione, rappresentando il flusso di individui che percepiscono questo tipo di indennità. La cifra complessiva di 288.000 per il mese di settembre è sorprendentemente bassa, la più bassa da gennaio 2006. Eppure, non riflette appieno l’attuale vigore del mercato del lavoro: una volta adeguato tenendo conto della popolazione attiva, il numero di coloro che richiedono questi sussidi di disoccupazione come percentuale della forza lavoro statunitense arriva a toccare in realtà i minimi storici degli ultimi decenni.
Le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione sono calcolate su base mensile mentre i dati relativi alla popolazione statunitense in età lavorativa sono valutati dall’OCSE una volta l’anno. Perciò è particolarmente importante notare che le cifre relative alla popolazione attiva per il 2014 non sono ancora disponibili e che quindi sono stati estrapolati i dati del 2013 e mantenuti inalterati a partire da fine anno. Di conseguenza, il grafico dipinge un quadro più cauto della realtà, in quanto non tiene conto della crescita della popolazione nel 2014. Se ne tenesse conto, il calo di quest’indicatore sarebbe ancora più accentuato.
Tradizionalmente la Fed adotta una politica monetaria più restrittiva man mano che l’economia recupera terreno e che diminuiscono le richieste di sussidi di disoccupazione. Quello che sorprende oggi è che non ha neanche iniziato a innalzare i propri tassi di interesse. In passato, il suo ciclo di inasprimento sarebbe terminato ancora prima che le richieste di sussidi di disoccupazione avessero toccato i livelli attuali.
La Fed ha sottolineato svariate volte che le sue decisioni sui tassi dipenderanno dall’evoluzione dei dati e che martedì e mercoledì della prossima settimana (28-29 ottobre 2014) il FOMC (Federal Open Market Committee) dovrebbe decidere se porre o meno fine al programma di allentamento quantitativo. Date le cifre discusse sopra, sembra che l’economia statunitense stia continuando a rispondere in modo positivo alle misure di stimolo e che il mercato del lavoro statunitense stia muovendosi nella giusta direzione. Con un numero maggiore di occupati e una quantità inferiore di richieste di sussidi di disoccupazione, la traiettoria al ribasso di questo indicatore (così come quella di altri indicatori del mercato del lavoro) contribuisce a dipingere un quadro macroeconomico positivo. Tuttavia, l’instabilità provocata dall’avversione al rischio della scorsa settimana ha spinto molti operatori di mercato a chiedersi se la volatilità registrata avrà conseguenze sul futuro dell’allentamento quantitativo. Tenendo conto che tale situazione è scaturita dalla diffusione di dati relativi alla performance deludente delle vendite al dettaglio statunitensi, si potrebbe affermare che si tratta comunque di un dato di per sé volatile, la cui pubblicazione ha provocato una reazione eccessiva nei mercati obbligazionari (accentuata da capitolazioni, violazioni dei limiti tecnici, etc).
Se anche il FOMC ritiene che la reazione del mercato sia stata eccessiva, baserà le sue decisioni sui fondamentali e sul recupero globale dell’economia. Se tenesse quindi fede a quanto affermato, i mercati dovrebbero aspettarsi una fine agli acquisti degli asset alla data prevista.
Il valore e il reddito degli asset del fondo potrebbero diminuire così come aumentare, determinando movimenti al rialzo o al ribasso del valore dell’investimento. Possibile che non si riesca a recuperare l’importo iniziale investito. Le performance passate non sono indicative dei risultati futuri.
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