L’Europa ha bisogno di un pacchetto di stimolo fiscale tedesco ma non lo avrà
Il governo tedesco potrebbe teoricamente contrarre prestiti a rendimenti negativi se dovesse emettere oggi obbligazioni a breve termine. Anche i titoli creditizi a più lunga scadenza offrono attualmente rendimenti ai minimi storici. Il crollo dei rendimenti potrebbe essere forse una benedizione per la Germania e per l’Europa? Si, stando a due economisti del FMI (Fondo Monetario Internazionale). In effetti, perseguendo in modo poco lungimirante l’obiettivo “zero nero” (il pareggio di bilancio), il governo tedesco potrebbe commettere un errore a questo punto del ciclo economico, se l’Eurozona continuasse ad andare avanti senza variazioni al suo assetto attuale.
In un documento recente dal titolo “Das Public capital: How Much Would Higher German Public Investment Help Germany and the Euro Area?” gli economisti del FMI Selim Elekdag e Dirk Muir difendono la tesi a favore di un’enorme spinta alla spesa infrastrutturale in Germania. A loro avviso, un aumento della spesa pubblica tedesca contribuirebbe non solo a stimolare la domanda interna sul breve termine, ma anche ad aumentare la produzione interna a più lungo termine e ad avere ricadute positive su tutta l’Eurozona.
L’investimento pubblico in Germania è il secondo più basso all’interno dell’OCSE (1,5% del PIL), mentre l’investimento pubblico netto è negativo dal 2003. Anni di sottoinvestimento hanno condotto ad un deterioramento del patrimonio pubblico, mettendo in luce che è giunto il momento di incrementare la spesa nell’infrastruttura pubblica. E ci sono elementi, come ponti e reti ferroviarie ormai datati, per i quali un programma di infrastruttura simile sarebbe altamente auspicabile. Dato che i tassi medi del PIL tedesco sono in declino dal 1980 e al di sotto delle tendenze più recenti, l’economia tedesca potrebbe beneficiare enormemente di una spinta alla crescita economica e di ulteriori misure di stimolo. Contrariamente al consumo pubblico, che tende ad apportare una spinta di breve termine alla crescita economica se quest’ultima non è sostenuta, un aumento dell’investimento pubblico tedesco incrementerebbe il PIL in maniera più sostenibile sia nel breve che nel lungo termine in quanto i progetti di infrastruttura divengono patrimonio pubblico produttivo.
Secondo gli economisti del FMI un incremento dell’investimento pubblico tedesco pari allo 0,5% del PIL su 4 anni (in linea con le normative finanziarie della Germania) apporterebbe un incremento sostenuto dello 0,75% del PIL reale. Inoltre, in maniera altrettanto rilevante, il programma di spesa darebbe impulso alla crescita nella zona euro, con effetti di picco sul PIL reale di Grecia, Irlanda, Portogallo e Spagna (congiuntamente) dello 0,3%. Questa ricaduta positiva nel resto dell’Eurozona avrebbe luogo tramite un paio di canali chiave. In primo luogo, gli effetti positivi per le altre nazioni dell’area euro sono apportati dalla domanda tedesca di un numero incrementato di prodotti ai suoi partner commerciali dell’Eurozona. In secondo luogo, il tasso di inflazione sarebbe più elevato in Germania per via dell’aumento di domanda, conducendo ad un deprezzamento del cambio reale effettivo per il resto dell’Eurozona, rendendo tali nazioni più competitive. Ciò è vitale in un momento in cui l’Europa farebbe il possibile per generare qualsiasi tipo di crescita.
Il declino delle aspettative di inflazione in tutta Europa, e la stabilizzazione delle prospettive delle nazioni periferiche, hanno portato ad un crollo dei rendimenti non solo in Germania ma anche nel resto d’Europa. Se i politici europei riuscissero a prendere la situazione in mano e a sfruttare i bassi rendimenti in offerta (come il presidente della BCE Mario Draghi li ha implorati di fare) , concertando uno sforzo coordinato volto ad aumentare la spesa pubblica in tutta Europa, i risultati in termini di consumi economici sarebbero notevoli. Uno stimolo fiscale coordinato (definito come un incremento finanziato dai prestiti della spesa pubblica e pari all’1% del PIL su 2 anni) su tutta la zona euro potrebbe generare un aumento sostenuto dell’1,2 e dell’1,1% rispettivamente del PIL tedesco e di altri Paesi dell’area. Se tale tesi poggia su basi solide, perché il governo tedesco non agisce?
La risposta risiede nel punto di vista degli elettori tedeschi. La Germania teme di dover sovvenzionare all’infinito la periferia europea (un po’ come la Germania occidentale ha sovvenzionato la Germania dell’est per gli ultimi 25 anni senza intravedere la fine di questi sostegni). Per evitare che il governo tedesco debba pagare il conto dei paesi periferici indebitati, la Germania sta cercando di attuare una politica di austerità in tutta la zona euro. L’unico modo in cui la Germania può riuscirci è dando l’esempio, come fanno i genitori per insegnare ai bambini capricciosi a mangiare verdure. Se la Germania incrementasse la spesa pubblica e incorresse in deficit a questo punto, non avrebbe l’autorità (morale) di imporre misure di disciplina di bilancio ai Paesi periferici.
Quindi a questo punto il progetto “zero nero” è fondamentale per il governo tedesco e per il suo elettorato. Il tipo di sforzo congiunto di cui ha bisogno l’Europa, ovvero un insieme di politiche di stimolo fiscali e monetarie, sembra essere fuori portata. Senza lo sforzo concertato dei politici, è difficile immaginare che l’Europa arrivi a generare un tenore di vita migliore per i suoi 330 milioni di abitanti sul più lungo termine.
Il valore e il reddito degli asset del fondo potrebbero diminuire così come aumentare, determinando movimenti al rialzo o al ribasso del valore dell’investimento. Possibile che non si riesca a recuperare l’importo iniziale investito. Le performance passate non sono indicative dei risultati futuri.
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